martedì 29 giugno 2010

LA NOSTRA PROPOSTA ALLA REGIONE LOMBARDIA: INDENNITA' DI MATERNITA' UNIVERSALE

Avere un figlio oggi è un privilegio?
In Italia, sembra proprio di sì. Negli ultimi 50 anni è stata conquistata una tutela della maternità ampia, che include la garanzia del mantenimento del lavoro, la copertura di 5 mesi in corrispondenza del parto, i congedi parentali, la copertura pensionistica durante la maternità.
Ma i dati Istat ci raccontano che il 55% della forza lavoro femminile sotto i trent'anni non accede alla maternità con le tutele previste dalla legge perché tutte queste garanzie spettano alla lavoratrice dipendente, mentre il numero di donne che non ha un contratto a tempo indeterminato è in costante crescita.
Perché fare figli smetta di essere un privilegio per la maggior parte delle famiglie, proponiamo un' Indennità di maternità universale: un importo (con relativa contribuzione previdenziale) da corrispondersi per cinque mesi a tutte le madri, indipendentemente dal fatto che siano dipendenti o autonome, che siano stabili o precarie, che lavorino o che non lavorino ancora.
Il 28 giugno il gruppo Maternità&Paternità si è riunito a Milano con i rappresentanti del mondo del lavoro e dei movimenti. Hanno partecipato e aderito alla proposta: Nerina Benuzzi (CGIL), Andrea Fumagalli (Intelligence Precaria), Gianna Martinengo (Comitato Imprenditoria Femminile), Chiara Martucci (Sconvegno), Claudio Negro (UIL).

Il gruppo Maternità&Paternità è formato da: Marina Piazza, Anna M. Ponzellini, Anna Soru, Sabina Guancia, Maria Benvenuti, Caterina Duzzi, Stefania Olivieri.

domenica 6 giugno 2010

Figli e pensioni


L’Europa ci invita autorevolmente a stabilire la parità di pensionamento tra uomini e donne nel Pubblico Impiego. Molto bene, ci stiamo. A patto che siano ristabilite anche alcune parità con gli altri Paesi europei: il riconoscimento di contributi figurativi per la cura dei figli, orari flessibili, un sistema di servizi molto più strutturato e avanzato. Insomma: con il riconoscimento del lavoro di cura (per le donne e per gli uomini). E con il riconoscimento della maternità come valore sociale, estendendo quindi l’indennità a tutte le madri.

Avere un figlio oggi è una sfida per molte famiglie e i numeri lo confermano (in Italia il numero di figli per donna è l’1.4 contro l’1.8 europeo).

Il mercato del lavoro cambia ma le leggi restano indietro. Tutta la legislazione sulla maternità, infatti, è stata costruita per le lavoratrici “standard”, quelle a tempo indeterminato, ma solo una parte delle giovani donne rientra oggi in questa categoria.

E tutte le altre? Collaboratrici a progetto, professioniste e partite Iva, lavoratrici precarie, donne che ancora non lavorano? Si scontrano con le tutele scarse e, in alcuni casi, assenti, di un welfare non a passo coi tempi, oltre che con la scarsa offerta di servizi all’infanzia. Il risultato è, spesso, la scelta di non avere figli o, viceversa, la rinuncia all’occupazione.

I padri non sempre se la passano meglio: disincentivati da indennità risibili, malvisti dalle aziende se chiedono il congedo, precari.

Nel confronto con i Paesi dell’Europa allargata, l’Italia si colloca in posizione medio-bassa anche sul fronte dei congedi (14 contro i 34 della Germania, i 36 di Francia e Norvegia e i 24 dell’Austria).

Sono passati dieci anni dalla legge 53 del 2000 e molte, da allora, sono state le trasformazioni sociali e nel mercato del lavoro.

E’ per questo che il gruppo Maternità&Paternità-inizialmente formato da Marina Piazza, Anna M. Ponzellini e Anna Soru, a cui più tardi si sono aggiunti Sabina Guancia, Maria Benvenuti, Caterina Duzzi e altre giovani madri e padri, professionisti e dipendenti, precari e disoccupati-chiede una NUOVA LEGISLAZIONE SULLA MATERNITA’ E PATERNITA’ che tenga conto dei mutamenti intervenuti nel mondo del lavoro.

Le proposte che avanziamo si ispirano alle migliori esperienze europee e comprendono:

Indennità di maternità universale

Un importo da corrispondersi per cinque mesi a tutte le madri, indipendentemente dal fatto che siano dipendenti o autonome, stabili o precarie, che lavorino o non lavorino ancora

Congedi parentali più lunghi e flessibili ed estesi a tutte le categorie di lavoratori

18 mesi di congedo, di cui almeno 6 vincolati all’uso da parte del padre, pagati al 60% e fruibili anche dagli iscritti alla gestione separata. Possibilità di utilizzare il congedo sotto forma di part-time, 10 giorni di congedo obbligatorio per tutti i padri con un’idennità dell’80% della retribuzione o del reddito, ore “allattamento” anche per le lavoratrici non dipendenti.

Benefici per la pensione

Al posto del vecchio beneficio dell’anticipo della pensione per le donne, proponiamo:

-contributi figurativi legati al numero dei figli e integrazioni contributive per i periodi di lavori part-time dovuti ad accertati impegni di cura.

In Italia la spesa sociale a favore della famiglia e dei bambini è solo del’1.1 del PIL contro il 2.5 della Francia e il 3.2 della Germania. Ma fare figli non è un privilegio.